… oltre lo spazio-classe e spazio-casa: il giardino!

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… oltre lo spazio-classe e spazio-casa: il giardino!

Ambiente, inteso come spazio, luogo, di apprendimento è anche quello esterno ad una scuola o ad una casa: un giardino!
La dottoressa aveva avuto l’opportunità di osservare il Kindergarten di Fröebel e lo stretto legame fra la natura e il bambino.
Il giardino diventa, quindi, un luogo altrettanto importante come l’aula per “nutrire la mente e lo spirito”. Montessori, a riguardo, dedica un capitolo a questo argomento, “La natura nell’educazione”, in “La scoperta del bambino” . E, dunque, possiamo leggere, direttamente, le sue parole.

 

Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini vivono molto lontani dalla natura ed hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza.

Maria Montessori
La natura nell’educazione

Constata che c’è un contrasto tra la vita naturale e quella sociale dell’uomo e, quest’ultima, costringe l’uomo a rinunce e restrizioni, condizionando lo sviluppo infantile. È importante, come attività per la cura infantile, far stare il bambino all’aria aperta

[…]“Credo che non esista nulla di scritto che ci offra un contrasto così eloquente tra la vita naturale e sociale, e che dimostri tanto chiaramente quanto quest’ultima consista di rinunzie e restrizioni.  Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini, vivono molto lontani dalla natura ed hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza. Infatti, il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, e non solo di conoscere la natura. Studiandola o ammirandola. Il fatto più importante risiede proprio nel liberare possibilmente il fanciullo dai legami che lo isolano nella vita artificiale creata dalla convivenza cittadina. Oggi nella forma di igiene infantile viene coltivata quella parte dell’educazione fisica consistente nel mettere i fanciulli un po’ più a contatto con l’aria libera” […]

La natura fa paura all’uomo che protegge il bambino, privandolo di fare esperienza. Ma, prendersi cura di piante e animali gratifica molto il bambino: scoprire che qualcuno di lui e che con il suo lavoro produce vita lo incoraggia alla responsabilità, al controllo delle emozioni e ai sentimenti morali (rispetto e cura della natura)

[…]“Le energie muscolari dei bambini anche piccolissimi sono superiori a quanto supponiamo: ma per rivelarcele occorre la libera natura. Il bambino in città dopo una piccola passeggiata si dichiara stanco. Ma se i bambini sono a contatto della natura, allora viene la rivelazione della loro forza. “Il sentimento della natura cresce come ogni altra cosa”[…]
[…]“Le cure premurose verso gli esseri viventi sono la soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell’anima infantile. Perciò si può organizzare facilmente un servizio attivo di cure alle piante e specialmente agli animali” […]

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La natura nell’educazione scolastica

La dottoressa raccomanda che, nell’educazione scolastica, il bambino, possa svolgere attività nel giardino o nell’orto, vivendo la natura e facendone esperienza in prima persona, prevedendo, inoltre, all’interno della propria classe, la presenza di materiale specifico di Biologia (Botanica e Zoologia) che permetta allo stesso di osservare, scoprire, sperimentare e studiare quanto vissuto all’esterno.

[…]“L’educazione nella scuola … deve dare motivi di attività, e insieme conoscenze che lo interessino. Il bambino, che è il più grande osservatore spontaneo della natura, ha indubbiamente bisogno di avere a sua disposizione un materiale su cui agire” […]

All’adulto offre alcune indicazioni risultate dalle osservazioni che la dottoressa aveva effettuato nelle scuole, lasciando il bambino libero nella scelta delle attività da svolgere. Il lavoro, nella natura, è sempre gradito al bambino, ma è più interessato al raccolto che alla semina.

[…]”L’adulto non deve portare i pregiudizi nelle attività da svolgere” “Il lavoro più grato ai bambini, non è quello della semina, ma quello del raccolto..E’ il raccolto che, si può dire, intensifica l’interesse nella semina. Tutti gli alberi fruttiferi si prestano ad analoghi lavori: la raccolta delle mandorle…delle fragole…Anche i praticelli di erbe profumate sono di un interesse pratico: l’attività del bambino sta allora nel cercare, nel distinguere e nello scegliere le erbe di vario profumo.
Naturalmente i fiori pure interessano: ma il cogliere i fiori è assai più contro natura che raccogliere i frutti offerti dalla terra a mezzo dei fiori.
Infatti i bambini educati nella soddisfazione del loro spirito spesso si seggono accanto ai fiori per ammirarli: però subito si alzano in cerca di attività: perché è con l’attività che essi stessi fanno sbocciare germogli carichi di bellezza della propria piccola personalità” […]

Inoltre, indica le attività da svolgere, che devono essere semplici e varie. Il bambino svolge il lavoro necessario alla coltivazione senza risparmiare impegno e sforzo

[…]“Non è necessaria la finalità della semina e del raccolto per animare il bambino; egli si adopera con buona volontà alle azioni più semplici, che hanno uno scopo immediato, o che permettono di impiegare qualche notevole sforzo: come per es. ripulire i viali o le aiuole … ”[…]

Conclude il capitolo con un suggerimento, che dimostra quanto l’approccio montessoriano all’apprendimento sia attento nel coinvolgere, contemporaneamente, tutte le aree evolutive del bambino. Il giardino nostro, non è un giardino inteso in modo tradizionale: è pensato per essere “assorbito” anche sul piano psichico dalla “mente assorbente” del bambino, attraverso le attività che egli svolge

[…] “Un’altra conclusione a cui arrivammo col porre il bambino in condizioni di manifestare liberamente i suoi bisogni, fu quella di <<limitare>> il campo o il giardino a bisogni spirituali. E’ comune la credenza che sia invece desiderabile dare ai bambini <<uno spazio senza fine>>. Tutti gli esseri viventi tendono a localizzarsi e a porsi dei confini. Questo criterio si applica pure considerando la vita psichica. I limiti si devono trovare in quella giusta misura, che sta tra l’eccesso e l’insufficienza di spazio e di cose. Il bambino non ama il cosiddetto <<campicello educativo>> troppo piccolo per lui.
Egli deve poter sorvegliare tante piante quante ne entrano nella sua coscienza, quante se ne fissano nella sua memoria, in modo che gli siano conosciute. Ci sono dunque dei limiti: i limiti del giardino nostro, ove ogni pianta ci è cara, ci dà il suo aiuto sensibile a sorreggere il nostro io intimo.
Oggi l’architettura dei giardini nostri procede di pari passo coll’architettura delle Case dei Bambini” […]

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